Natale 2018 2018-12-10T08:27:15+00:00
  • Natale 2018

Natale con Robert E. Howard

Per celebrare il Natale 2018, vi proponiamo un raconto giovanile del Bardo texano. Scritto quando Howard aveva 16 anni e pubblicato sul giornale della scuola, Un Natale di Dorata Speranza (Golden Hope Christmas) è un western di ambientazione natalizia.

Sebbene lo stile dello scrittore texano fosse ancora acerbo, si può già vedere il vigore della mano howardiana nel tratteggiare personaggi e situazioni. Inoltre, vediamo qui Howard alle prese con un genere che amava molto – il western, appunto – e al quale dedicò decine dei suoi racconti.

Buona lettura… e che il Natale sia di dorata speranza per tutti voi!

 

 

 

 

Robert E. Howard

Un Natale di dorata speranza

(Golden Hope Christmas)

 

Prima edizione: The Tattler (il giornale della Brownwood High School), 22 December 1922

Traduzione: Gianfranco Calvitti

§I.

Red Ghallinan era un pistolero. Non un mestiere di cui essere orgogliosi, forse, ma Red lo era. Orgoglioso della sua abilità con la pistola, orgoglioso delle tacche sulle lunghe canne azzurre delle sue pesanti calibro 45. Red era un uomo asciutto di taglia media, con una bocca crudele dalle labbra sottili e occhi ravvicinati dallo sguardo sfuggente. Aveva le gambe arcuate per il troppo cavalcare e, con la sua camminata scomposta e il volto dai lineamenti duri, era davvero una figura poco attraente. La testa e l’anima di Red erano distorti come il suo aspetto esteriore. La sua sinistra reputazione faceva sì che gli uomini cercassero di evitare di offenderlo ma, al tempo stesso, lo tagliava fuori dalla compagnia della gente. Nessun uomo, buono o cattivo, si preoccupava di fare amicizia con un assassino. Persino i fuorilegge lo odiavano e lo temevano troppo per lasciarlo entrare nelle loro bande, perciò era un lupo solitario. Ma un lupo solitario può, talvolta, essere più temuto di un intero branco.

Ma non diamo troppe colpe a Red. Era nato e cresciuto in un ambiente malvagio. Suo padre e il padre di suo padre erano stati ladri di bestiame e pistoleri. Fino al raggiungimento dell’età adulta, non aveva conosciuto che il crimine come modo legittimo di guadagnarsi da vivere e, avendo oramai imparato che un uomo può procurarsi sufficienti mezzi di sostentamento e continuare a vivere entro i confini della legge, era troppo indurito nel suo modo di vivere per cambiare. Perciò non era del tutto colpa sua che fosse un pistolero. Piuttosto, era colpa di quei politici disonesti e dei proprietari delle miniere che lo ingaggiavano per uccidere i loro nemici. Perché era così che Red viveva. Era nato pistolero. L’istinto omicida bruciava con ardore nelle sue vene: l’eredità di Caino. Non aveva mai visto un uomo che potesse batterlo o anche solo essere pari a lui nell’estrarre velocemente una pistola o in una rapida sparatoria. Queste qualità, assieme al sangue freddo e all’avventato coraggio che accompagna chi ha i capelli rossi, lo rendevano molto richiesto dai ricchi che avevano dei nemici. Perciò Red faceva grossi affari.

Ma le avanguardie della legge iniziarono a giungere nell’Idaho e Red vide con odio i primi segni di quell’organizzazione che lo aveva scacciato dal Texas pochi anni prima: i vigilantes. Gli incarichi di Red diminuirono sempre di più, poiché egli temeva di uccidere a meno che non riuscisse a farlo sembrare autodifesa.

Alla fine Red raggiunse un punto in cui aveva di fronte l’alternativa di trasferirsi o cercarsi un lavoro. Così cavalcò fino alla capanna di un minatore e gli annunciò la sua intenzione di acquistare la concessione dell’uomo. Il minatore, dopo un’occhiata nervosa alle pistole di Red, vendette la sua concessione per cinquanta dollari, firmò il contratto e abbandonò la zona precipitosamente.

Red lavorò nella concessione per qualche giorno e poi lasciò perdere, disgustato. Non aveva ottenuto una sola oncia di polvere d’oro. Ciò era dovuto, in parte, alla sua avversione al lavoro, e in parte alla sua ignoranza delle adeguate tecniche di scavo, e soprattutto al fatto che la concessione era scadente.

Era in piedi davanti alla porta d’ingresso del saloon della piccola città mineraria, quando la diligenza arrivò e un passeggero ne scese.

Era un giovane tizio robusto e dall’aspetto sincero, e Red lo odiò istintivamente. Lo odiò per la sua pulizia, per il suo volto onesto e aperto, perché era tutto ciò che Red non era.

Il nuovo arrivato era molto amichevole e ben presto l’intera città conobbe la sua storia. Si chiamava Hal Sharon, un pivello originario dall’Est, che era giunto nell’Idaho con grandi speranze di fare fortuna e tornare a casa ricco. Naturalmente c’era di mezzo anche una ragazza, sebbene Hal dicesse poco su questo punto. Possedeva poche centinaia di dollari e voleva acquistare una buona concessione. Per cui Red sviluppò un nuovo interesse nel giovanotto.

Red offrì da bere ed elogiò la sua concessione. Sharon si rivelò particolarmente fiducioso. Non chiese di vedere la concessione ma accettò la parola di Red. Una fiducia che avrebbe commosso un uomo meno indurito di Red.

Uno o due uomini, infuriati per la truffa deliberata, cercarono di avvisare Hal, ma un’occhiata gelida di Red fece loro cambiare idea. Hal acquistò la concessione per cinquecento dollari.

Hal faticò duramente per tutto l’autunno e l’inizio dell’inverno, riuscendo a malapena a tirar su qualcosa per comprare cibo e vestiti, mentre Red viveva nella piccola cittadina deridendo i suoi sforzi silenziosi.

Il Natale era nell’aria. Da ogni parte, i minatori smettevano di lavorare e raggiungevano la città per restarci fino a quando le nevi si fossero sciolte e il terreno si fosse scongelato con l’arrivo della primavera. Soltanto Hal Sharon rimase nella sua concessione, lavorando al gelo e nella neve, spronato dal pensiero della ricchezza… e di una ragazza.

Era una serata gelida e mancavano poco più di tre settimane a Natale, e Red Ghallinan era seduto nel saloon accanto alla stufa, ascoltando la tormenta di neve all’esterno. Pensava a Sharon che stava sicuramente tremando per il freddo nella sua capanna lassù tra i mondi, e sghignazzava. Ascoltava oziosamente le chiacchiere dei minatori e dei mandriani che discutevano delle imminenti festività, di un ballo, e così via.

Il Natale non aveva alcun significato per Red. Anche se l’unico momento luminoso della sua vita era stato un Natale di tanti anni fa, quando Red era un orfanello vestito di stracci che rabbrividiva nelle strade coperte di neve di Kansas City.

Si era trovato a passato davanti a una grande chiesa e, attirato dal calore, vi era entrato timidamente. La gente aveva cantato “Ascoltate! Cantano gli angeli nei cieli!” e quando i fedeli avevano smesso, una vecchia donna dai capelli bianchi aveva visto il ragazzo e lo aveva portato a casa con lei, dandogli da mangiare e dei vestiti. Red era vissuto nella casa della donna come uno della famiglia fino alla primavera, ma quando le oche selvagge avevano cominciato a volare verso nord e gli alberi avevano iniziato a fiorire, la voglia di viaggiare aveva riempito le vene del ragazzo ed egli era fuggito via, per tornare nelle praterie del Texas in cui era nato. Ma tutto questo era accaduto anni fa, e Red non ci pensava mai, adesso.

La porta si spalancò e una figura impellicciata e imbacuccata entrò dentro. Era Sharon, con le mani infilate profondamente nelle tasche del cappotto.

Red si alzò in piedi all’istante, con la mano piegata appena sopra la pistola. Ma Hal non si accorse di lui. Si fece strada verso il bancone.

“Ragazzi,” disse, “ho chiamato la mia concessione Dorata Speranza, ed è stato il nome giusto! Ragazzi, sono diventato ricco!”

E gettò una doppia manciata di pepite e di polvere d’oro sul bancone.

Il giorno della vigilia di Natale, Red era in piedi sulla soglia di un ristorante e osservava Sharon mentre scendeva dalla montagna, fischiettando allegramente. Aveva ogni diritto di essere allegro. Valeva già dodicimila dollari e non aveva ancora scavato neanche metà della sua concessione. Red lo guardò con l’odio negli occhi. Da quella notte in cui Sharon aveva gettato le sue prime pepite sul bancone, il suo odio verso l’uomo era aumentato. La fortuna di Hal sembrava un’offesa personale nei confronti di Red. Non aveva lavorato come uno schiavo su quella concessione senza ottenere un grammo d’oro? E questo straniero arriva e diventa ricco con la stessa concessione! A lui migliaia di dollari, solo miseri cinquecento a Red. Nella mente distorta di Red, tutto questo assumeva proporzioni mostruose: un oltraggio. Odiava Sharon come non aveva mai odiato nessuno prima di allora. E poiché per lui odiare significava uccidere, decise di uccidere Hal Sharon. Con una bestemmia sfiorò la pistola, ma un pensiero trattenne la sua mano. I vigilantes! Lo avrebbero preso di sicuro se avesse ucciso Sharon davanti a tutti. Una luce astuta illuminò i suoi occhi, per cui si voltò e se ne andò a grandi passi verso l’umile pensione in cui alloggiava.

Hal Sharon entrò nel saloon.

“Hai visto Ghallinan di recente?” chiese.

Il barista scosse la testa.

Hal lanciò un sacco di pelle di daino rigonfio sul bancone.

“Daglielo quando lo vedi. Dentro ci sono circa mille dollari in polvere d’oro.”

Il barista sussultò. “Cosa? Hai intenzione di dare a Red mille verdoni dopo che ha cercato di truffarti? Sì, qui è al sicuro. Non c’è un disgraziato nel campo che oserebbe toccare qualcosa che appartenga a quel pistolero. Ma dimmi…”

“Ecco,” rispose Hal, “non credo di avergli dato abbastanza per la sua concessione; praticamente me l’ha regalata. E comunque,” aggiunse con una risata da sopra la spalla, “è Natale!”

§2.

Mattina tra le montagne. Le vette più elevate toccate da un rosa delicato. Le stelle che diventano pallide mentre l’oscurità diventa grigia. Luce sulle cime, ombre ancora nelle vallate, come se il pennello del Maestro fosse passato con una mano delicata sulla terra, colorando soltanto i luoghi più elevati, i luoghi più vicini a Lui. Ora le legioni luminose iniziavano a invadere le vallate, scacciando l’oscurità dal loro cospetto. Ma il sole non compariva ancora. Il Re aveva inviato i suoi messaggeri davanti a lui, la lui stesso non era apparso.

In una cera vallata, il fumo si attorcigliava via da un comignolo di una rozza capanna di legno. In alto, sul fianco della collina, un uomo emise un grugnito di soddisfazione. L’uomo era disteso in una cavità dalla quale aveva grattato via la neve accumulata. Sin dal primo accenno di alba, egli era rimasto steso lì, osservando la capanna. Un pesante fucile era poggiato sotto il suo braccio.

Giù nella vallata, la porta della capanna si spalancò e ne uscì fuori un uomo. Colui che osservava dalle colline vide che era l’uomo che era venuto a uccidere.

Hal Sharon sollevò le braccia al cielo per stiracchiarsi e rise sonoramente per la pura gioia di vivere. Sulla collina, Red Ghallinan osservava l’uomo attraverso il mirino di un fucile Sharps calibro 50. Per la prima volta, si accorse della magnifica figura del giovanotto. Alto, forte, bello, con le guance che risplendevano di salute.

Per qualche ragione, Red non stava provando quel piacere che pensava avrebbe provato. Scosse le spalle con impazienza. Il suo dito si strinse sul grilletto… improvvisamente Hal iniziò a cantare una canzone; le parole fluttuarono nitide fino a Red.

“Ascoltate! Cantano gli angeli nei cieli!”

Dove aveva già sentito quella canzone? Poi, improvvisamente, una nebbia scese sugli occhi di Red Ghallinan; senza che se ne accorgesse, il fucile gli scivolò dalle mani. Si mise le mani sugli occhi e guardò verso est. Lì, solitaria, era sospesa una grande stella e, mentre guardava, al di sopra della spalla della grande montagna spuntò il sole glorioso.

“Dio!” disse Red con la voce stretta in gola, “ma… è Natale!”